Lo scorso 4 dicembre rimarrà, per tutti i Soci del Panathlon Club Forlì ma non solo per loro, un
ricordo indelebile. Finalmente, la città ha potuto comprendere appieno la grandezza di un uomo
come Bruno Grandi, che ha modificato radicalmente le regole delle ginnastica ma che, soprattutto,
è stato un uomo che anteponeva l’elemento umano a tutti gli altri interessi, fossero sportivi,
economici o di carriera.
Non è stato facile organizzare, con la indispensabile collaborazione del Comune di Forlì e della
famiglia Grandi, una giornata intera, dal mattino a notte inoltrata, con personaggi di straordinario
spessore quali il giapponese Morinari Watanabe, Presidente della Federazione Internazionale di
Ginnastica, Giovanni Malagò, Presidente del CONI, Nicolas Buompane, segretario della
Federazione Internazionale di Ginnastica, Gherardo Tecchi, Presidente della Federazione Italiana di
Ginnastica, Yuri Chechi, campione olimpionico nel 1996, Luigi Innocenzi, Vice Presidente del
Panathlon International, Bruno Molea, membro della Giunta del CONI e Presidente Nazionale
AICS, e altri ancora.
Si è partiti alle 10 del mattino con una esibizione di giovani ginnasti presso il palazzetto dello sport
di Villa Romiti. Di fronte al Presidente Watanabe e ad alunni di varie scuole forlivesi, gli atleti della
Gymnica 96 si sono esibiti dando spettacolo con le loro performance, rimarcando in tal modo la
vocazione per la ginnastica, oggi non solo artistica ma anche ritmica, che Forlì ha dimostrato a
partire, addirittura, dalla fine del 19° secolo, con la mitica società sportiva “Forti e Liberi”, ancora
sulla breccia.
Dopo il pranzo, offerto dalla famiglia Grandi, tutti gli ospiti convenuti si sono poi diretti verso la
Palestra di Campostrino, in cui si è tenuta la cerimonia istituzionale dell’evento. Il luogo
dell’incontro non è stato scelto a caso, visto che, di fatto, è stato la culla della ginnastica forlivese.
Nel 1932, Romeo Neri, ginnasta riminese ma tesserato per la “Forti e Liberi”, si preparò proprio
nella palestra di Campostrino in vista delle Olimpiadi di Los Angeles, nelle quali vinse ben tre
medaglie d’oro, mentre. negli anni Cinquanta anche Bruno Grandi frequentò i medesimi locali,
prima come ginnasta e poi come allenatore.
Con puntualità e bravura, il conduttore dell’evento, Mario Russomanno, ha iniziato quello che lui
stesso ha definito “un affascinante e utile pomeriggio”. Poi ha affermato che Bruno Grandi “ha
lasciato una traccia formidabile nei rapporti umani, e il fatto che siano qui presenti molti grandi
personaggi lo conferma, altrimenti non sarebbero venuti”.
Il primo degli ospiti a prendere la parola è stato il sindaco di Forlì, Gian Luca Zattini: “Parliamo di
un uomo che ha fatto cose magiche per lo sport, e oggi sveleremo come sarà il museo della
ginnastica fortemente da lui voluto. Inoltre, verrà posata una stele proprio qui, a Campostrino, in
ricordo di Bruno Grandi, affinché anche i giovani possano ricordarsi di lui”.
Di seguito è intervenuto Gherardo Tecchi: “È stato proprio Grandi a introdurmi nella ginnastica,
prima mi occupavo di vela e pallavolo. Se a Parigi siamo riusciti a conquistare cinque medaglie
nella ginnastica il merito non è mio ma di Bruno, che ha seminato bene. Porto sempre in tasca la
sua foto, e sono convinto che oggi sia qui con noi”.
È stato poi il turno di Nicolas Buompane: “Era un mio amico, con lui si parlava di tutto, anche della
famiglia, non solo di lavoro. Quando arrivava nella sede della Federazione, a Losanna, andava in
tutti gli uffici e si fermava a salutare il personale, chiedendo notizie anche dei familiari. Certo, a
volte si arrabbiava di brutto, ma io lo capivo. Noi, infatti, dobbiamo proteggere gli atleti.
Conoscere Bruno mi ha reso una persona migliore”.
Bruno Molea ha invece detto: “Grandi mi ha preso per mano e mi ha accompagnato nella mia
carriera di dirigente sportivo e con lui avevo un rapporto di grande amicizia. Credeva nei giovani e
pensava che lo sport li potesse educare e questo, cinquanta anni fa, era lungimiranza. A Forlì,
sebbene sia una piccola città, ci sono stati uomini straordinari e dobbiamo esserne orgogliosi”.
A questo punto Russomanno ha ricordato Flavio dell’Amore, amico di Grandi impossibilitato a
essere presente per una indisposizione, che ha definito Bruno come “l’uomo che cammina sulla
riva del lago e guarda il futuro per raccontarlo agli altri”.
Subito dopo è intervenuto Morinari Watanabe: “Grandi è il padre della ginnastica – ha detto il
Presidente – e il suo progetto del museo è un testamento che accerta la sua grandezza; ne
attendiamo tutti l’apertura”. Poi, guardando alle sue spalle il volto proiettato di Grandi, ha
concluso: “Il volto di Grandi ci dà una grande forza”.
Successivamente ha preso la parola Giovanni Malagò: “Quando Grandi chiama io ci sono sempre,
perché Bruno ha lasciato a noi tutti la sua eredità. E poi Forlì per me è una seconda casa: mia
nonna era infatti forlivese. Mi piace ricordare una cosa: al CIO il mio compagno di banco, come se
qualcuno lo avesse stabilito apposta, è stato Watanabe”.
Un bel ricordo familiare è stato fatto da uno dei due figli di Grandi, Fabio: “La ginnastica è entrata
in punta di piedi, non è mai stata invasiva, a casa era semplicemente il babbo, e la mamma ha
contribuito alle sue fortune. Era generoso e altruista, sapeva leggere i caratteri delle persone ed
era curioso per natura, aveva l’animo dell’esploratore”.
Si è quindi passati alla presentazione del museo della ginnastica, affidata all’ingegner Gianluca
Foca del Comune di Forlì. “L’obiettivo è quello di fare qualcosa di innovativo, che sorprenda. Si
chiamerà M.A.GYC., vale a dire Museo of Art of GYmnastiC, è verrà affidato allo studio Ad Maiora
di Milano”.
Infine, Luigi Innocenzi ha ricordato che Grandi era entrato a far parte del Panathlon nel 1988 e che
nel 2004 era stato insignito del Flambeau d’or, riconoscimento assegnato a pochissimi che abbiano
dato tutto per lo sport. Insomma, Grandi “si è realizzato come brava persona”.
L’ultimo intervento è stato quello di Yuri Chechi, premiato dalla famiglia Grandi. “Bruno ha influito
molto nella mia vita – ha esordito il ginnasta – e ricordo in particolare il 1996, anno in cui lui
divenne Presidente mondiale ed io vinsi l’oro olimpico: sono certo che Bruno fu più contento per
la mia vittoria che per la sua. Poi, quando non aveva più incarichi di dirigente, ho scoperto un
uomo meraviglioso, con un’umanità straordinaria. Quando la fortuna vuole farti un regalo, ti fa
incontrare un uomo come lui”.
La giornata si è poi conclusa a Palazzo Albicini, nel magnifico salone Aurora, con toni in vero assai
diversi. Riservata solo ai Soci del Panathlon Club Forlì, è stata, questa, a dire di Fabrizia Grandi,
figlia di Bruno, “una serata molto più intima, rispetto alla formalità del pomeriggio”, proprio quello
che volevano realizzare Marilena Rosetti, Presidente del Club, e Mirco Bresciani, che molto si è
speso per organizzare l’evento. Si è trattato, in sostanza, di una chiacchierata informale, nel corso
della quale anche Watanabe è voluto intervenire, raccontando come è stato scelto come nuovo
Presidente mondiale: “Bruno mi chiese se preferissi il candidato francese o quello russo, io notai
che entrambi erano bravi ma mancava loro qualcosa. Grandi concordò con me e poi si mise a
pensare, infine mi puntò il dito contro e mi disse che il nuovo Presidente sarei stato io!”
Tra commozione e occhi lucidi, stremati dopo oltre dodici ore, tutti gli ospiti si sono infine
congedati, ma di certo i Soci Panathlon non potranno mai dimenticare una manifestazione così
emozionante.
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