Daisy Osakue, campionessa italiana di lancio del disco ospite giovedì sera deI Panathlon Club Forlì a Palazzo Albicini, ha dato vita, assieme a Maria Marello, sua allenatrice, e a Giuliana Amici, indimenticabile giavellottista forlivese, a un incontro davvero frizzante e assai piacevole.
Marilena Rosetti, presidente del Club, ha rivolto un saluto agli ospiti intervenuti per lasciare poi la parola aI giornalista Stefano Vermiglio, conduttore della serata.
Subito sollecitata da quest’ultimo, Osakue ha inizialmente spiegato perché ha scelto di praticare il lancio del disco: “Nella mia famiglia, di origini nigeriane, posso dire che lo sport è di casa. Io sono nata a Torino, dove vivo tuttora, e fin da piccola ho praticato varie discipline sportive; ho cominciato l’ attività agonistica con gli 80 metri ad ostacoli, diventando campionessa italiana cadetti. Ero magra, correvo veloce e quando la mia allenatrice, Maria Marello, mi propose di provare il lancio del disco non ero affatto convinta, non pensavo di essere adatta, invece era stata lungimirante e alla fine ha avuto ragione lei”.
Subito dopo, Osakue ha tributato un pubblico ringraziamento a Giuliana Amici: ” È un mio mentore, che mi ha ispirato perché ha sempre avuto grande coraggio e la voglia di superare gli stereotipi”.
La stessa Giuliana Amici, chiamata in causa al riguardo, ha poi spiegato il motivo per il quale l’ atletica leggera italiana sta vivendo il periodo migliore di tutti i tempi: “È molto semplice, come tutti gli altri Paesi abbiamo aperto le porte della nostra nazionale (anche se in ritardo) ad atleti provenienti da altri continenti che però, come Daisy, sono italiani a tutti gli effetti. Oggi, inutile negarlo, il nervo della squadra è formata proprio da loro”.
Il discorso è poi scivolato sulle strutture tecniche: “Dopo aver conseguito il diploma di maturità -ha spiegato Osakue- mi sono trasferita negli Stati Uniti, in Texas, e lì dopo tre mesi sono riuscita a migliorare di ben cinque metri il mio record personale. Devo dire che prima di partire mi ero molto allenata dal punto di vista fisico, ma, purtroppo, è vero anche che in Italia le strutture sono lontane anni luce da quelle che si trovano, invece, in altre parti del mondo. Non è stato facile partire e lasciare la mia famiglia, ma ne è valsa la pena. Per fortuna oggi faccio parte di un Gruppo Sportivo che mi garantisce tranquillità e solidità”.
A inframezzare la serata ci sono stati gli ingressi nel Panathlon Club Forlì di due nuovi soci: Alberto Rossi ha presentato Silvia Mambelli, ex ciclista professionista che ha partecipato anche a un campionato mondiale e che, in 47 anni, ha percorso circa 340 mila chilometri in bicicletta, mentre Ivan Balelli ha presentato Massimo Grandi (figlio del notissimo Bruno, indimenticabile Presidente, per vent’anni, della Federazione mondiale di Ginnastica), con all’attivo una Marcialonga nel 2008, oltre a corse campestri, arti marziali, ciclismo e nuoto.
La serata è poi proseguita con un quesito posto agli ospiti da Vermiglio: a giugno si svolgeranno i Campionati europei, ad agosto sono invece in programma le Olimpiadi a Parigi. Si gareggia troppo?
“Credo sia soggettivo -ha dichiarato Daisy-. Maria, la mia allenatrice, sostiene che si devono fare più gare possibili; però, le difficoltà mie sono diverse da uno sprinter, il corpo necessita un controllo diverso. Io posso fare altri dieci anni di attività agonistica, chi gareggia nella velocità molto meno. Ciò che invece ci rende uguali è che tutti siamo uniti dal sogno olimpico”.
Sullo stesso argomento è intervenuta Marello, non solo allenatrice ma anche fisioterapista della Nazionale italiana di atletica leggera: “Negli ultimi anni ci sono state pressioni sempre più forti, è normale che alcuni atleti facciano delle scelte. Per me si deve gareggiare per abituarsi alla tensione. Certamente nei prossimi mesi ci dovrà essere un occhio di riguardo per Europei e Olimpiadi, mentre le tappe intermedie del circuito classico potranno essere utilizzate per preparare al meglio le gare più importanti. Da 30 anni sono fisioterapista della nazionale e dico da sempre ai miei atleti che devono vivere al massimo questi momenti. Lo sport per i giovani è fondamentale”.
Marello, per due volte campionessa italiana di lancio del disco (nel 1987 e nel 1988), è stata allieva di un mito quale Silvano Simeon, discobolo per dieci volte campione italiano e poi grandissimo tecnico. “Era un maestro di vita. Ho di lui un ricordo indelebile, e anche se non c’ è più da 13 anni, quando alleno i miei ragazzi sento che è lì con me”. Tra un ricordo e l’ altro, ha quindi affermato: “Giuliana Amici è una mia grande amica, e mi sento un po’ forlivese. Come ho portato Daisy al disco? L’ ho osservata nella sua crescita, e ho voluto fare delle prove perché era versatile; del resto, praticare tante discipline è utilissimo”.
La chiusura della serata, ovviamente, è stata dedicata alle prossime Olimpiadi: “Sono scaramantica – ha detto Osakue- quasi non rispondo ai giornalisti (che per questo mi odiano). A Tokyo, tre anni fa, sono entrata nella finale a dodici, con il nuovo record italiano. È stata una emozione pazzesca. Ancora oggi sono molto più indietro rispetto ad altre atlete ma prima o poi le raggiungerò. In fondo, Roma non è stata costruita in un giorno. Dopo le Olimpiadi vedrò cosa fare. Ora sono molto impegnata: si fatica, si viaggia tanto e poi c’ è l’ antidoping che stressa, dovendo tutti i giorni essere disponibili per un eventuale controllo a sorpresa. Ma la vita che faccio mi piace tantissimo. Di certo non farò mai l’allenatrice, non ho pazienza, anche se ora mi piace seguire i cadetti”.
L’ ultima sagace battuta di Daisy Osakue è rivolta a Giuliana Amici: “Quando mi ha chiesto se volessi partecipare a questa serata le ho risposto: me lo chiedi anche? Ah, mi raccomando: se vinco, siete tutti invitati a mangiare da me a Torino!”
A cura di M. Gioiello
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