Venerdì 17 luglio 2020 – 673a Manifestazione.
Dopo la lunga pausa causata dall’emergenza Covid-19, a luglio abbiamo finalmente avuto l’occasione di tenere la nostra prima conviviale post-Covid.
Ci siamo dunque ritrovati – dopo cinque mesi – nella splendida cornice del Grand Hotel di Cesenatico con un grande protagonista del calcio italiano:
ALBERTO ZACCHERONI
Nato a Meldola nel 1953, ha le radici nella sua Cesenatico, nella quale ritornava sempre al termine di ogni partita che dirigeva come allenatore. Addirittura questa sua abitudine (ce lo ha confidato nel corso della serata…) era contemplata nei contratti che firmava con le società che allenava: finita la partita lasciava la squadra e ritornava nella sua Cesenatico dalla famiglia, per poi raggiungere la squadra il martedì.
Zaccheroni con la presidente Marilena Rosetti
Conosciuto con il diminutivo di Zac, è stato il primo tecnico italiano ad essersi aggiudicato un trofeo internazionale (Coppa d’Asia 2011) alla guida di una nazionale straniera (il Giappone). Nel 1998-1999 ha vinto il campionato di Serie A come allenatore del Milan, al termine di un entusiasmante rimonta sulla Lazio con sette vittorie nelle ultime sette giornate. Condivide inoltre con Giuseppe Pillon il record di 3 promozioni consecutive dalla serie D alla serie B, due conseguite col Baracca Lugo e una col Venezia. È inoltre uno dei pochissimi allenatori che nella propria carriera ha allenato tutte e tre le grandi del calcio italiano: Milan (1998-2001), Inter (2003-2004) e Juventus (2010). Ha allenato anche Lazio (2001-2002), Torino (2006-2007) e Bologna (1993) e Udinese (1995-1998).
Conclusa la carriera in Italia, il 30 agosto 2010 assume l’incarico di C.T. della nazionale giapponese, con la quale ottiene la vittoria della Coppa d’Asia nel 2011, in Qatar. Lascia la nazionale giapponese nel 2014 dopo il Mondiale in Brasile, al quale il Giappone si era qualificato, venendo poi eliminato al termine della fase a gironi.
Il calcio secondo Zac
Zaccheroni intervistato da Stefano Benzoni
Potrebbe essere questa la sintesi della serata, condotta con la consueta competenza e simpatia dal giornalista Stefano Benzoni e resa più vivace dalla vivace partecipazione del pubblico, che ha posto numerose domande intriganti. Alberto Zaccheroni ha dissertato sul calcio sino a mezzanotte senza farsi pregare, e alla fine è saltato fuori una specie di doppio decalogo di sentenze apodittiche, che qui di seguito elenchiamo.
1° sentenza – Nessuno può sapere come si gestisce un campionato così ristretto nei tempi dopo una pausa di oltre tre mesi. Non c’è mai stato nulla di simile nel passato.
2° sentenza – L’Atalanta è una fantastica realtà. È la formazione che meglio ha superato la fase del lockdown dovuto al Covid-19. Gasperini ha creato una squadra ancora più efficace della mia Udinese, capace di superare i 100 gol realizzati; non lo hanno fatto nemmeno le squadre di alto rango. I giocatori atalantini non corrono più degli altri, semplicemente sanno dove e quando correre.
3° sentenza – Il calcio senza pubblico non è più calcio. È un calcio anomalo, io da appassionato non mi sto divertendo.
4° sentenza – Il campionato è finito, la Juventus non può perdere, ha troppo vantaggio (anche se prende troppi gol).
5° sentenza – Sarri? Sta mediando, non sta più chiedendo nulla ai suoi giocatori, alcuni dei quali si “assentano” dalle partite anche per una ventina di minuti.
6° sentenza – I ruoli devono essere rispettati, ognuno ha le proprie responsabilità: sul piano tecnico deve decidere sempre e solo l’allenatore. Io sono abituato a dare del lei a tutti, tranne che ai calciatori. Ci si deve rispettare.
7° sentenza – Conte all’Inter? Ci si aspettava di più, specie dopo la ripresa del campionato. Colpa anche degli infortuni, certo, ma Conte ha perso un po’ della sua aggressività. Gli manca il pubblico, lui ha bisogno della presenza fisica degli spettatori, che lo carica emotivamente. E qui torniamo alla anomalia che già ho citato in precedenza.
8° sentenza – I grandi giocatori a fine carriera non si rendono conto di aver fatto il loro tempo. E diventano pericolosi per un allenatore che non li fa più giocare. Possono destabilizzare la squadra.
9° sentenza – In ogni squadra ci vuole uno zoccolo duro: due o tre giocatori che fungano da esempi positivi per tutti gli altri.
10° sentenza – I Presidenti? Vogliono entrare nelle scelte tecniche e non può esserci sintonia con l’allenatore in tali situazioni. Se non posso fare ciò che voglio, io me ne vado.
11° sentenza – L’esperienza in Giappone: quattro anni straordinari. Lì c’è rispetto, come in nessun’altra parte del mondo. Quando ho incontrato l’Imperatore eravamo in 2500. Ma lui a me ha dato la mano, qualcosa che non è mai accaduto prima. La gente, quando lo ha visto, si è messa a piangere. Ho fatto fatica a lasciare quel Paese: ho pianto tre giorni. Addirittura, una signora mi ha detto di aver dato al proprio figlioletto appena nato il nome Zac! Il calcio, in tutto questo, per me c’entra poco.
12° sentenza – Il Milan e Ibrahimovic: non c’è chiarezza nella società. Ibra è il presente ma in prospettiva futura non può costruire nulla. Perdere Maldini è molto negativo: non ho mai visto un uomo e un giocatore della sua portata. Professionista esemplare, positivo, disciplinato, legato alla squadra, ha grandi valori.
13° sentenza – Le partite sono vinte dai giocatori di qualità, non dagli allenatori.
14° sentenza – La mia più bella soddisfazione è stata aver portato l’Udinese al terzo posto in campionato, con un calcio innovativo che mi ha reso orgoglioso. Lo scudetto con il Milan mi ha dato più visibilità. L’esperienza di Cosenza ha qualcosa dell’incredibile: con 9 punti di penalizzazione ci siamo salvati e non so davvero come sia stato possibile.
15° sentenza – Sono diventato allenatore per caso. Un tecnico delle giovanili del Cesenatico diede improvvisamente le dimissioni. Io ero al campo per allenarmi, mi chiesero di dare un’occhiata ai ragazzi: da lì è iniziata la mia avventura.
16° sentenza – Non ho mai avuto un agente, per non correre il rischio di allenare giocatori seguiti dal mio stesso procuratore ed essere condizionato.
17° sentenza – Negli Emirati Arabi manca la passione per il calcio: le persone guardano le partite comodamente sedute sul divano di casa, mica vanno allo stadio…
18° sentenza – La Cina non è adatta al calcio: nelle squadre comandano i giocatori più carismatici e tutti i Club sono ricchissimi, quindi fare calciomercato è impossibile e così non si può crescere.
19° sentenza – I miei problemi con Berlusconi sono nati dopo la conquista dello scudetto. In una intervista il Presidente dichiarò di avermi suggerito di far giocare Boban; quando mi chiesero se fosse vero, io risposi con un laconico “non ricordo”. Da quel momento sono nati i nostri dissapori.
20° sentenza – La mia prossima destinazione? Non allenerò più. Voglio godermi Cesenatico e la mia famiglia.
La ventunesima sentenza è nostra: c’è qualcuno che gli crede? No, ovviamente, perché Alberto Zaccheroni ha ancora il sacro fuoco della passione che arde dentro di lui. Quindi, a rivederci Zac!
A cura di M. Gioiello
Dai media locali:
Il Resto del Carlino: “Panathlon Club Forlì: Zaccheroni si racconta al Grand Hotel” (17/07/2020).
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