Giovedì 12 ottobre 2017 – 645a Manifestazione.
Era un personaggio che da tempo desideravamo avere ospite del nostro Club e finalmente ci siamo riusciti.
L’evento è stato possibile grazie a Stefano Mei, indimenticato campione europeo sui 10.000 metri a Stoccarda nel 1986, ormai forlivese d’adozione ed oggi Presidente dell’Associazione Nazionale Atleti Olimpici e Azzurri d’Italia (ANAOAI). E grazie a Stefano nella serata conviviale di ottobre (che si è tenuta all’Hotel Globus) abbiamo avuto con noi il
Prof. Alessandro Donati
Stefano Mei, nella sua brillante carriera sportiva si è contraddistinto per il suo costante e deciso rifiuto ad accettare le pratiche dopanti che gli venivano proposte con la promessa di risultati sportivi ancora più eclatanti: “Le medaglie voglio vincerle con le mie forze“. Ed è stato allenato anche dal Prof. Donati: questo “filo rosso” che lega un grande atleta e un grande allenatore nello stesso ideale dello sport senza doping, è stato il filo conduttore di una serata indimenticabile, nella quale Donati non si è risparmiato e ci ha narrato la sua lotta al doping, portata avanti con grande – a tratti incredibile – coraggio.
Il titolo della serata: “Lo sport del Doping” prende spunto proprio dal titolo del libro che il Prof. Donati ha scritto nel 2012 per i tipi della casa editrice EGA-Edizioni Gruppo Abele. Un libro autobiografico, ma che ti prende come fosse un legal thriller e che si legge tutto d’un fiato.
SANDRO DONATI, nato a Monte Porzio Catone nel 1947. Maestro dello Sport del CONI, è stato allenatore delle squadre nazionali di atletica leggera (velocità e mezzofondo) dal 1977 al 1987. Successivamente è stato dirigente responsabile della ricerca e sperimentazione del Coni, componente della Commissione di vigilanza sul doping, consulente del Ministero della Solidarietà Sociale e consulente della WADA (l’agenzia mondiale antidoping).
Ma soprattutto è stato, ed è tuttora, un uomo che ha avuto il coraggio di sfidare “a mani nude” un sistema sportivo fatto di corruzione ed inganni, dove il doping era un mezzo tollerato ed anzi incentivato per ottenere risultati e vittorie a qualsiasi costo. Non a caso Donati parla di “doping di stato”, non solo nei paesi dell’Est (dove era ben noto), ma anche in Italia.
Alla serata, condotta da Giorgio Sbaraglia, hanno partecipato anche il Dott. Edoardo Polidori (Direttore del SERT Servizio Dipendenze Patologiche di Forlì) e l’atleta forlivese delle Fiamme Oro Andrea Sanguinetti.
“Stasera il Baffo lo distruggo”: un retroscena della vittoria di Mei a Stoccarda che pochi conoscono
Abbiamo cominciando rievocando con Mei e Donati la grande vittoria di Stefano ai Campionati Europei di Stoccarda (26 agosto 1986), dove si realizzò una delle più belle imprese dello sport italiano: la tripletta Mei, Cova, Antibo. Ma pochi sanno che Stefano Mei ha rischiato di non correre quei 10.000 metri, a causa dell’ostracismo di alcuni dirigenti per via del suo orientamento contrario a qualsiasi pratica ritenuta dopante. Cova è il campione olimpico e mondiale, non perde una gara da anni, ma, a ragione, temeva di essere battuto da Mei. Per questo voleva che al suo posto corresse Panetta, il fido scudiero. Alla fine il direttore tecnico Enzo Rossi (che, come dice Donati, è spregiudicato ma non è uno stupido) si oppone alla richiesta di Cova e sceglie di far correre Mei sia nei 10.000 metri che nei 5.000 (dove conquisterà la medaglia d’argento). Ma l’ambiente è ostile e Mei pochi minuti prima della gara di Stoccarda chiese la presenza ed il conforto di Sandro Donati, uno dei suoi allenatori, perché isolato e messo da parte rispetto agli altri due azzurri, Alberto Cova e Salvatore Antibo. Rinfrancato da Donati, prima di entrare in pista disse al Professore: “Stasera il Baffo lo distruggo” ed andò a vincere con una splendida volata lanciata a 300 metri dall’arrivo. Donati ci ha raccontato che dopo la gara erano pochi quelli che esultavano per la vittoria, mentre tutti gli altri dello staff tecnico e dirigenziale Fidal sembravano impietriti.
L’incredibile storia del salto “troppo lungo” di Evangelisti a Roma 1987
Una storia talmente incredibile che sembra uscita da un film di Totò. Ma quello che ci ha svelato Donati (di fronte ad una platea sempre più sorpresa) è tutto assolutamente vero…
Siamo alla seconda edizione dei Campionati Mondiali di atletica, che Nebiolo ha voluto a Roma. Serve un grande risultato e così si confeziona il “grande imbroglio”: si decide che Giovanni Evangelisti, nella gara di salto in lungo, dovrà saltare 8,40 metri (una misura da sicura medaglia). La combine viene predisposta per il primo salto, ma Evangelisti (che è afflitto da un forte mal di schiena) fa un salto nullo. Donati ci spiega che l’atleta era completamente all’oscuro di tutto (altrimenti non avrebbe fatto un salto nullo…). Nell’attesa del momento propizio, si arriva così al sesto ed ultimo salto ed a questo punto si compie il misfatto. Il segretario generale della Fidal Luciano Barra riesce con una scusa a far allontanare il giudice internazionale, così attorno alla pedana del lungo rimane un gruppo di giudici, tutti siciliani e tutti d’accordo. La misura di 8,37 viene impostata da un giudice che piazza il picchetto elettronico sulla sabbia (approfittando della distrazione creata dalla contemporanea premiazione del peso femminile). In pratica a questo punto è come se Evangelisti avesse già fatto il salto! Quando, pochi minuti dopo, lo farà realmente sarà un salto corto, non più di 7,85. Sta lasciando la pedana deluso, quando un giudice lo avvicina e gli indica il tabellone che segna la misura di 8,37, che vale la medaglia di bronzo! Il pubblico, che un attimo prima aveva fatto un brusio di delusione, applaude entusiasta. E qui il Professor Donati ci ricorda che “siamo tutti un po’ colpevoli, perchè noi, il pubblico, guardiamo solo al risultato, non a come è stato ottenuto”. Evangelisti ottiene la medaglia di bronzo nella gara vinta da Carl Lewis con m. 8,67.
Alessandro Donati
Donati non si rassegna alla truffa ed il giorno dopo presenta un esposto ai Carabinieri di Ponte Milvio, ma non succede nulla… e il tribunale di Roma conferma la sua fama di “porto delle nebbie”. La Fidal ed il presidente Nebiolo sono preoccupati del possibile scandalo e cercano di insabbiare tutto… e sembrano riuscirci. Ma Donati non molla e riesce a trovare la “pistola fumante”: visionando per molte ore tutti i filmati messi a disposizione dalla RAI, grazie alla collaborazione dei due soli due giudici siciliani (due giovani) che non volevano accettare la combine, scopre la ripresa (fatta con l’inquadratura giusta) che smaschera il fattaccio. Nonostante tutto, la Commissione d’indagine del Coni cerca di archiviare il caso. Ma a questo punto il giornalista Gianni Minà manda in onda il filmato incriminato durante la trasmissione Dribbling. A questo punto la IAAF non può che annullare il risultato, revocare la medaglia di bronzo ad Evangelisti ed assegnarla a Larry Myricks che aveva saltato m. 8,33. Per la prima volta nella storia dell’atletica mondiale viene annullato un risultato acquisito sul campo! Il segretario generale della Fidal Luciano Barra ed il direttore tecnico Enzo Rossi si devono dimettere. Ed all’inizio del 1989 anche Nebiolo è costretto a presentare le dimissioni da presidente Fidal. Ma per il Prof. Donati il caso Evangelisti segna la fine della sua carriera di allenatore in Fidal.
Il “falso doping” di Anna Maria Di Terlizzi (1997): un inquietante similitudine con il caso Alex Schwazer
Il libro – e la vita – di Sandro Donati sembrano essere veramente un legal thriller. E quando ci ha raccontato il caso della sua atleta Anna Maria Di Terlizzi ne abbiamo avuto ulteriore conferma. L’ostacolista Di Terlizzi, allenata da Donati durante un controllo antidoping viene trovata positiva, con un elevatissimo livello di caffeina (24 mg/dl, pari a decine di caffè!). I media che non aspettavano altro si scatenano contro Donati, che sospetta di essere finito in un’imboscata. E le controanalisi (alle quali Donati, come ci ha spiegato, ebbe l’accortezza di inviare un chimico esperto) gli daranno ragione: nella seconda provetta non c’è praticamente traccia di caffeina! Per la prima volta nella storia in un laboratorio del CIO (in questo caso quello del CONI a Roma) le controanalisi smentiscono la positività del primo test. La caffeina era stata aggiunta da qualcuno che voleva incastrare il Prof. Donati, usando un’atleta innocente. Una brutta storia per lo sport ed uno scandalo per lo sport italiano.
L’anno successivo (1998) la Commissione medica del CIO revoca l’accredito al laboratorio antidoping del CONI, che viene chiuso. A causa di questo e messo sotto accusa dalla commissione d’indagine nominata dal governo Prodi, il presidente del CONI Mario Pescante è costretto alle dimissioni. Dopo Nebiolo (per il caso Evangelisti) le battaglie del Prof. Donati hanno fatto cadere un altra carica di vertice dello sport italiano!
Donati risponde alle domande di Sbaraglia
Naturalmente dalla storia della Di Terlizzi non si poteva non arrivare al caso, ben più noto ed attuale, di Alex Schwazer. Ed anche in questo caso Donati non ha mancato di svelarci particolari interessanti e poco conosciuti. Tutta la storia ha aspetti oscuri ed inquietanti: il controllo antidoping su Alex venne fatto il 1° gennaio 2016 (il giorno di Capodanno!) ed era stato richiesta dalla IAAF il giorno dopo l’udienza in tribunale del 16 dicembre 2015, dove Schwazer aveva deposto contro i medici del CONI (singolare coincidenza!). A causa della feste natalizie il laboratorio di Colonia è chiuso, le provette vengono depositate a Stoccarda, senza garanzia sulla loro integrità. Tutto causale? Le prime analisi sono negative, ma su richiesta del CONI vengono rifatte e – siamo al 13 maggio 2016 – si trovano tracce di testosterone. Ma la IAAF rende noti i risultati solo il 21 giugno. Perché? La vicenda è ancora aperta e Donati ci ha confidato di sperare che i giudici del tribunale di Colonia acconsentano alla richiesta dei legali di Schwazer di inviare in Italia il campione B di urina (quello che è ancora sigillato). Se questo accadrà il campione B potrà essere analizzato in Italia dai RIS di Parma e soprattutto potrà essere effettuato il test del Dna per dimostrare che sono state manipolate le analisi. Donati l’ha definita “Una storia infame” ed è assolutamente convinto dell’innocenza del suo atleta. Come nel caso della Di Terlizzi (20 anni prima) hanno incastrato l’atleta per colpire Donati.
(N.d.r.: il giorno dopo la serata Panathlon è arrivata la notizia che la Corte d’appello di Colonia ha accolto il ricorso dei legali dell’atleta italiano ed ha concesso l’invio di un ulteriore campione parziale di 6 millilitri contenuti nella provetta B che, a differenza della A, è rimasta sigillata.).
Ma nel caso Schwazer c’è un giallo nel giallo: gli hacker russi di ‘Fancy Bear’ (hacker molto noti che pare siano al soldo di Putin) hanno pubblicato ed inviato ai giornali email scambiate tra il manager dei controlli antidoping della IAAF Thomas Capdevielle e il consulente legale Ross Wenzel riguardanti la strategia difensiva della IAAF nei confronti del Tribunale di Bolzano. Queste mail mostrano le paure della federazione internazionale rispetto alla iniziativa della magistratura italiana ed il tentativo di insabbiamento del caso. E Donati ha aggiunto, con una certa amarezza, che in questa vicenda la WADA (della quale è stato consulente per anni) “mi ha voltato le spalle”.
I miracoli dell’EPO e del prof. Conconi
Il Prof. Donati definisce Conconi “il grande corruttore dello sport italiano”. Nel suo istituto di biochimica di Ferrara sono passati tanti atleti di molti sport, che hanno poi ottenuto risultati importanti e medaglie olimpiche. Tra questi Alberto Cova (il “baffo” di Mei) che nel 1982 ammise, in un’intervista ad Oliviero Beha, di essersi sottoposto all’emotrasfusione. Nonostante questo, Conconi godeva di grande considerazione nel mondo sportivo italiano, tanto che qualcuno lo propose per il Nobel per la medicina. Viene anche nominato presidente della Commissione medica dell’UCI (l’Unione Ciclistica Internazionale) e successivamente verrà eletto rettore dell’Università di Ferrara. Conconi dichiarava apertamente che con le sue pratiche (emotrasfusione ed EPO) i miglioramenti che un atleta poteva ottenere erano enormi: da 3 a 5 secondi sui 1.500 metri, da 30 a 40 secondi sui 10.000 metri.
Alla fine degli anni ’90 però i carabinieri del NAS perquisiscono il suo centro di studi biomedici dell’Università di Ferrara, acquisendo molti scottanti documenti. Il Prof. Donati si è battuto per tutta la sua vita contro i metodi di Conconi. Il fatto che – nonostante tutto – non abbia subito da Conconi una sola querela, ci fa capire quanto la sua battaglia fosse nel giusto.
La presidente Rosetti consegna al Professore un ricordo di Forlì
Usain Bolt: è tutto oro quello che luccica?
Non poteva mancare una domanda su Usain Bolt e il Professore anche questa volta non si è tirato indietro.
Bolt si è ritirato da pochi mesi all’età di 31 anni. Se prendiamo i sei migliori di tutti i tempi nei 100 metri: Bolt (9”58 record mondiale ai Mondiali di Berlino 2009), Tyson Gay (9”69), Yohan Blake (9”69), Asafa Powell (9”72), Justin Gatlin (9”75) e Nesta Carter (9”78), vediamo che dei primi sei “all time” Bolt è l’unico a non essere mai stato squalificato per doping. È tutto oro quello che luccica? A questa domanda Donati ci ha risposto semplicemente invitandoci a digitare su Google la ricerca “Bolt Balco”. Ed il primo risultato che esce è l’articolo “Victor Conte accusa: “Bolt usò i miei metodi”. Victor Conte è stato il fondatore di BALCO, il laboratorio californiano che creò uno steroide anabolizzante (di nome “Clear”) modificando una molecola in modo da renderlo irriconoscibile nei controlli antidoping. Ne fecero uso di atleti famosi, da Marion Jones (vinse 5 medaglie olimpiche nel 2000 a Sydney, che successivamente le furono revocate per doping) a Tim Montgomery, da Kelli White a Dwain Chambers.
Risulta che dal 2009 Bolt abbia rapporti con il messicano Angel Heredia (che poi ha cambiato il proprio cognome diventando Angel Hernadez), legato alla Balco. Se l’accusa di Conte risponde al vero e Angel Heredia non lo ha denunciato per calunnia, allora Bolt deve rispondere a due domande molto imbarazzanti:
- La prima: “Come mai un atleta sceglie come proprio collaboratore un chimico farmaceutico?”
- La seconda: “Come mai ha scelto un chimico farmaceutico della Balco?”
Siamo rimasti con il dubbio e con la speranza che in questo sport ci sia ancora qualche campione pulito… ma forse con qualche certezza in meno.
Il Prof. Donati firma i libri che in tanti hanno acquistato
Al termine della bellissima serata, che si è protratta oltre l’orario consueto a dimostrazione del grande interesse raccolto, il Prof. Sandro Donati ha autografato con dedica il libro che tanti hanno voluto acquistare. Un saggio, “Lo sport del Doping”, che ha già raggiunto il ragguardevole numero di 41.000 copie vendute, il cui ricavato Donati lascia in beneficenza al Gruppo Abele di Don Ciotti. E Donati ci ha confidato che questa serata al Panathlon Forlì è stata addirittura la 325a presentazione del suo libro. Un successo meritato per un gran bel saggio che consigliamo di leggere!
A cura di G. Sbaraglia
Dai media locali:
Il Resto del Carlino: “L’allenatore di atletica Sandro Donati al Globus con la sua lotta al doping” (12/10/2017)
Forlì Today: “Lo sport del Doping: il professor Sandro Donati ospite del Panathlon Club Forlì” (09/10/2017).
Edizioni Gruppo Abele: “Alessandro Donati a Forlì” (09/10/2017)
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