È, questo, in sintesi, il sunto della bella serata che resterà impressa nei soci del Panathlon Club Forlì, riunitisi
giovedì sera nei locali del Circolo Aurora a Palazzo Albicini.
Tema della conviviale era la 46 a edizione della mitica Dakar, corsa iconica per eccellenza famosa in tutto il
mondo. Boris Casadio, giornalista specializzato nel settore degli sport del motore, ha condotto l’incontro
con rodata maestria, e si è ritagliato il ruolo di sapiente moderatore dispensando a turno una domanda ora
all’uno, ora all’altro dei due Andrea ospiti d’eccezione, ossia Andrea Schiumarini e Andrea Succi.
“Per noi – ha detto Schiumarini – è stata una bellissima Dakar. Potendo contare sull’esperienza accumulata
nelle edizioni precedenti, sul nostro Buggy molto performante e sulla dura e lunga preparazione tecnica e
fisica, abbiamo raggiunto tutti i nostri obiettivi. Siamo stati anche fortunati, visto che non abbiamo avuto
grossi problemi a differenza di tanti altri equipaggi”.
“Siamo andati oltre le aspettative – ha subito replicato Succi – classificandoci al 24° posto nella classifica
generale Ultimate, primi tra gli italiani. La Dakar non perdona, non si può sbagliare mai. E, alla fine, diventa
un insegnamento di vita”.
Tra gli ospiti vi era anche Paolo Ragazzini, Presidente del Racing Team Le Fonti, che ha ricordato i buoni
risultati ottenuti nei primi cinque mesi dell’anno in corso: “Abbiamo iniziato col botto, in gennaio, con la
Dakar, e ora la stagione sta continuando con molteplici gare, di moto e di auto, per cui per la Scuderia non è
facile seguire tutti i piloti, ma stiamo raccogliendo grandi soddisfazioni”.
Casadio è poi tornato a intervistare Schiumarini riguardo, questa volta, agli esordi della sua carriera
sportiva. “Inizialmente ho praticato l’enduro, ma è stato per me solo un momento di passaggio. Nella mia
testa c’era altro e forse la colpa è della mia famiglia che è appassionata di rally. La Dakar è stata un sogno
nel cassetto fino al 2016, anno in cui ho vinto un’importante gara in Grecia: mi hanno notato e mi è stato
proposto di disputare la Dakar. Nel 2019, invece, è iniziata la collaborazione con Succi, proseguita poi nel
2024”.
A Succi è stato domandato come sia riuscito a sostenere la pressione della gara: “Siamo stati chiusi a stretto
contatto nell’abitacolo della nostra auto per 15 giorni e non abbiamo mai avuto screzi tra noi, perché siamo
entrambi calmi e posati. Ma, in tutta sincerità, l’ultima settimana di corsa è stata veramente dura e non
nascondo di aver detto ad Andrea che non mi capacitavo del fatto che noi pagassimo per fare tutta quella
fatica”.
Schiumarini ha anche espresso un paio di considerazioni interessanti: “Durante la Dakar si è soli ma in
realtà si è in tantissimi perché ci si aiuta a vicenda. Per esempio, se sul percorso c’è un pericolo non
segnalato dalla direzione di corsa, chi lo rileva avverte subito tutti gli altri. Inoltre, mi sono accorto che in
gara gli occhi diventano dei radar per evitare pericoli e per trovare i migliori percorsi”.
Succi ha parlato pure dell’importanza del sonno: “Il sonno deve essere ristoratore se si vuole gareggiare al
meglio. Per questo ho portato da casa prodotti alimentari idonei ma anche gocce di lavanda da mettere sul
cuscino e un’essenza di rosmarino. Andrea mi chiamava l’alchimista”.
Shiumarini ha poi aggiunto: “Una sera abbiamo deciso di andare a mangiare in un ‘ristorante’ che alcuni
compagni d’avventura ci avevano segnalato. Appena arrivati abbiamo scoperto che si mangiava seduti per
terra, senza scarpe, con davanti a noi delle ciotoline da cui si prendeva il cibo con le mani. Un’esperienza da
dimenticare!”.
A Succi è toccata, infine, la chiusura: “La Dakar mi ha lasciato tanto, si vivono esperienze utili anche per la
vita quotidiana. Sono stato davvero contento di aver vissuto questa avventura con Andrea, e chissà, forse
ce ne sarà un’altra il prossimo anno”.
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